Mercoledì, Agosto 6, 2025

Violenza Relazionale: perché la definizione di femminicidio va oltre il genere

La violenza non ha genere

Proseguendo con la lettura la tua visione cambierà: scopriremo come il dibattito sul femminicidio, spesso concentrato sulla donna vittima di un uomo, rischi di oscurare altre forme di violenza domestica e relazionale. Questo articolo ti guiderà attraverso dati, fonti e proposte per un approccio davvero inclusivo.


Cos’è il femminicidio? Differenze di definizione

Il termine femminicidio è nato per denunciare la violenza strutturale contro le donne, ma la sua definizione varia sensibilmente a seconda delle fonti.

Definizione Criteri principali Fonte
Stretta Omicidio di una donna “in quanto donna”, per motivi di genere Statistiche Polizia e ISTAT
Ampia Include abbandono, sfruttamento di vulnerabilità, suicidi indotti Osservatorio Non Una Di Meno1

Il problema della narrazione dominante

Gran parte dell’opinione pubblica associa la violenza domestica esclusivamente allo schema “uomo che agisce contro donna”. Questo riduzionismo ha conseguenze gravi:

  • Uomini vittime di violenza psicologica e fisica vengono minimizzati o ignorati5.
  • Persone LGBTQ+ non rientrano negli schemi tradizionali e restano senza supporto.
  • Anziani e figli testimoni di violenza sono trattati come “casi sociali” e non come vittime dirette.

Perché serve un approccio inclusivo

Un modello che guardi alla dinamica della violenza piuttosto che al genere dell’aggressore può garantire:

  1. Ascolto e supporto a chiunque subisca abusi
  2. Servizi di protezione non discriminatori
  3. Prevenzione basata sull’educazione affettiva e relazionale

Dati italiani sul sommerso maschile

  • Nel 2023, 143 uomini si sono rivolti al Centro “Oltre il Genere” per violenza domestica, tra cui abusi fisici e psicologici5.
  • Secondo ISTAT, 3,6 milioni di uomini hanno subito molestie almeno una volta nella vita, con il 48% di casi solo psicologici6.

Esempi di centri e progetti inclusivi

  • Cudav (Centro Uomini e Donne Autrici di Violenza): primo centro italiano che accoglie autori di violenza senza distinzione di genere1.
  • Coop ha proposto l’educazione affettiva e relazionale come materia obbligatoria nelle scuole per prevenire ogni forma di violenza3.

Come trasformare il discorso pubblico

  1. Distinguere violenza di genere da violenza relazionale senza gerarchie di dolore.
  2. Creare standard di raccolta dati che includano tutte le vittime, indipendentemente dal genere.
  3. Formare operatori dei centri antiviolenza alla riconoscibilità di abusi fisici e psicologici in ogni contesto.

Risorse consigliate

  • Guarda il podcast “Pro o Contro Podcast” su YouTube per storie e dati sui uomini vittime di violenza:
    Pro o Contro Podcast8.
  • Leggi l’articolo “La violenza non ha genere” su Avvenire/MSN:
    1.
  • Consulta il Report 2023 del Centro “Oltre il Genere” per dati sui maschicidi e l’assistenza maschile:
    5.

Conclusioni

Superare le divisioni di genere nel riconoscimento delle vittime non significa negare la specificità storica della violenza contro le donne. Significa, piuttosto, abbracciare un approccio più giusto e umano, dove ogni individuo in difficoltà trovi ascolto e protezione. Solo così potremo costruire una società davvero inclusiva e capace di prevenire ogni forma di violenza.

Domenica, Agosto 3, 2025

La misteriosa morte di Simona Cinà: una festa, 80 persone, e nessuno ha visto nulla

Com’è possibile morire in una piscina affollata senza che nessuno si accorga di nulla? La storia inquietante di Simona Cinà, tra silenzi inspiegabili, omissioni e un giallo che scuote la Sicilia.

Una tragedia assurda nel cuore della notte

È la notte tra il 13 e il 14 luglio 2025. Simona Cinà, 30 anni, insegnante di sostegno, partecipa a una festa privata in una villa di Casteldaccia, vicino Palermo. La festa è descritta come una “festa di laurea”, anche se sin dall’inizio emergono dettagli discordanti.

Alle 4:10 del mattino, Simona viene trovata morta nella piscina della villa.

La notizia lascia sgomenta l’intera comunità locale. Ma quello che più colpisce è che, nonostante alla festa ci fossero circa 80 persone, nessuno sembra aver visto nulla. Nessuno sa spiegare cosa sia accaduto in quei 50 minuti che separano l’ultima immagine di Simona viva — mentre balla — dal suo ritrovamento in acqua.

Chi era Simona Cinà

Simona era una ragazza solare, molto legata alla famiglia, insegnava ai bambini con disabilità ed era molto amata dai colleghi. Una giovane donna piena di sogni e progetti, una di quelle persone che si fanno voler bene.

Il silenzio assordante dei presenti

La famiglia, fin da subito, denuncia una cosa inquietante: nessuno dei partecipanti alla festa ha fornito una testimonianza utile. Nemmeno uno ha raccontato di averla vista cadere, annaspare, chiedere aiuto.

La piscina era accesa, la musica alta, l’ambiente affollato. Eppure, il nulla.

La famiglia: “Vogliamo la verità”

La famiglia di Simona, fin dalle prime ore, ha manifestato forti dubbi su quanto accaduto e sul comportamento degli invitati. Il padre, Salvatore Cinà, ha dichiarato:

“Siamo arrivati alla villa e molte persone non parlavano, si allontanavano. Nessuno diceva nulla. È tutto molto strano.”

Oggi, a distanza di settimane, la famiglia continua a chiedere giustizia e verità. Lo ha ribadito anche in una recente intervista all’ANSA, in cui ha detto chiaramente: “Le cose non tornano.”

(Fonte ANSA)

Un’indagine con molte ombre

Le indagini sono ancora in corso. La Procura ha aperto un fascicolo e ha ascoltato alcuni dei presenti. Ma ad oggi non ci sono indagati. Gli investigatori attendono l’esito degli esami tossicologici e dei tabulati telefonici, ma il clima di omertà è evidente.

🕵️‍♂️ I partecipanti “ignari”: com’è possibile?

Secondo quanto emerso, tra le 3:20 e le 4:10 nessuno ha visto o sentito nulla. Eppure:

  • Erano circa 80 persone, molte delle quali vicino o dentro la piscina;
  • Nessuno ha parlato, nemmeno anonimamente;
  • Alcuni se ne sono andati “perché avevano sonno”.

Il padre riferisce che molti presenti si sono defilati appena hanno visto arrivare la famiglia. Questo fa nascere dubbi fortissimi:

Omertà? Paura? Qualcuno ha detto di stare zitti?

🎂 La questione della torta: che festa era?

Simona era stata invitata a una “festa di laurea”. Ma:

  • Non c’era nessuna torta;
  • Nessuna foto del classico taglio;
  • Nessun brindisi;
  • Nei video non si vede nulla di tipico di una festa di laurea.

La sorella ha dichiarato: “Ma era davvero una festa di laurea?” La madre aggiunge: “Nei video si vede solo Simona ballare, nulla di più.”

Questo fa pensare che:

  • La festa potesse avere un altro scopo;
  • Qualcuno abbia fatto sparire tutto;
  • Ci fosse un ambiente non adatto, che ora si cerca di nascondere.

❓ Che ci facevano lì? Perché nessuno parla?

Un altro elemento inquietante è che molti degli invitati:

  • Non si conoscevano tra loro;
  • Erano lì perché “invitati da amici”;
  • Non hanno descritto l’ambiente, né riferito nulla.

Chi ha organizzato la festa? Chi ha invitato Simona? Perché nessuno ha ancora chiarito com’era davvero quella notte?

🔍 Conclusione: un silenzio che fa rumore

Questa è la realtà ad oggi:


- 80 persone presenti,
- Nessun testimone utile,
- Nessuna foto della torta o del brindisi,
- Nessun vestito ritrovato,
- Nessun cellulare che mostri l’accaduto.

Simona Cinà è morta in circostanze che restano inspiegabili.

E finché questo silenzio non si rompe, finché nessuno avrà il coraggio di raccontare la verità, la sua famiglia avrà pienamente ragione a sospettare che ci sia qualcosa da nascondere.

📎 Fonti

- ANSA – La famiglia chiede chiarezza
- Giornale di Sicilia – Prima notizia sulla morte
- LiveSicilia – Il mistero della festa
- Today.it – Ultimi aggiornamenti

Sabato, Agosto 2, 2025

Chiara Ferragni: la Fenice dell’imprenditoria digitale, dolorosamente umana e spietatamente intelligente

Un’affermazione impossibile: può una ragazza di provincia costruire un impero globale senza capitale, senza laurea, senza un potente alle spalle? Solo alla fine capirai perché sembra assurdo, eppure è successo davvero.

Chiara la fenice
Chiara la fenice

📌 Origini, studio e ambizione

Cremona, 7 maggio 1987. Chiara cresce in un ambiente borghese con ambizioni universitarie alla Bocconi, ma con la provincia che le sta stretta. Come dice lei:
“La provincia mi stava stretta, ho sempre cercato di non pormi dei limiti” (Wikipedia).
Studia giurisprudenza, partecipa a lezioni di improvvisazione:
“Non prendo mai nulla sottogamba”.

🧠 Visione strategica: l’intelligenza prima del successo

Nel 2009 fonda **The Blonde Salad**, un blog inizialmente personale che diventa subito un laboratorio di branding digitale. Chiara capisce in anticipo il potenziale del personal branding, e nel 2015 Harvard Business School la studia come caso d’impresa (Harvard Business School).
Il suo senso strategico emerge già quando Instagram è agli albori: ogni post è una decisione intenzionale, ogni collaborazione una mossa mirata. Costruisce un vero ecosistema integrato tra blog, e-commerce, linea fashion e talent agency (TBS Crew).

🌍 Scalare il successo: da influencer a CEO

Tra il 2013 e il 2016 – periodo in cui vive anche a Los Angeles – diventa una icona globale: Forbes la definisce l’influencer moda più potente, Harvard/Facebook la cita come caso di studio rivoluzionario.
Apre boutique a Milano e Roma, entra in circa 300–400 negozi internazionali, mantiene il pieno controllo dell’immagine e della narrativa del brand (El País, Wikipedia).

📈 L’arte del posizionamento

La sua strategia è una formula perfetta: posizionamento selettivo, coerenza visiva, storytelling e fidelizzazione. Non segue i like, segue il suo consumatore.
Come afferma:
“Il segreto per riuscire in questo lavoro è essere autentici”, e anche
“L’innovazione per me è aver fatto qualcosa che non aveva mai fatto nessun altro”.

🕳️ Paura, dubbi e superamento di sé

Dietro il successo, incertezze genuine. Lei racconta:
“Quando ho iniziato… mi chiedevo: perché mai dovrebbero credere in me?”.
Ha creato un piccolo rituale: rileggere i propri traguardi per riconoscere il proprio valore.

🔥 Il Pandorogate e la scaltrezza nel caos

Nel 2023 promuove un pandoro come causa benefica: scoppia lo scandalo, l’Antitrust la multa e viene istituita la “Ferragni Law” per regolare gli influencer. Invece di scomparire, prende in mano la situazione: chiede scusa, ristruttura il modello societario, e mantiene il controllo dell’identità del brand (Business Insider).

🔁 Rinascita come Fenice digitale

Nel 2024 acquista quasi il 100% delle sue quote societarie e rilancia la sua azienda con una metodologia nuova: trasparenza, controllo diretto, riduzione delle deleghe. Come una Fenice che risorge dalle proprie ossa, più forte e consapevole.

💬

Le sue parole, la sua mente

“Se hai un approccio positivo le cose possono solo migliorare.”

“Abbiamo un cervello che riesce a farci pensare a mille cose nello stesso momento…”

“Cerco di affrontare con ironia… Se avessi ascoltato chi mi insultava avrei smesso…”

“Sono una donna di potere… si può essere leader anche prendendosi meno sul serio.”

✨ Conclusione: l’intelligenza come armatura invisibile

Chiara Ferragni non è solo un volto noto: è una stratega dei media, una generalessa dell’immagine, una scultrice della fama digitale. Dietro la Fenice che rinasce c’è una mente in grado di anticipare trend, gestire crisi e plasmare un brand globale. Ha costruito, perso, rifondato, sempre con verve e visione.

“Non devi essere perfetta, devi essere potente. E consapevole.”

📚 Fonti principali

  • Wikipedia: Chiara Ferragni
  • Corriere della Sera (interviste personali e riflessioni)
  • Business Insider & L’Express (Pandorogate e impatto normativo)
  • El País (rilancio dopo crisi reputazionale)
  • Vogue – documentario *Unposted*

Sblocca Stipendi o Riforma Intelligente? Due idee per aumentare i salari… ma una ha un problema serio

banconote in euro

Perché in Italia gli stipendi non crescono da trent’anni?

Ce lo chiediamo in molti, guardando le nostre buste paga.
E no, non è solo un’impressione: secondo uno studio dell’OCSE (fonte), l’Italia è l’unico paese dell’Eurozona in cui il potere d’acquisto dei salari è sceso tra il 1990 e il 2020.

Ma c’è una nuova proposta di legge in arrivo…

📜 La proposta “Sblocca Stipendi”: ritorno alla Scala Mobile

Nel luglio 2025, Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) ha presentato una proposta di legge chiamata “Sblocca Stipendi”.

L’idea? Riportare in vita (con un lifting moderno) la celebre e discussa scala mobile.

In pratica:

  • Ogni anno, il Governo fissa un adeguamento automatico degli stipendi in base all’inflazione (IPCA ISTAT);
  • Chi ha il contratto scaduto riceve un bonus extra del 50%;
  • Il tutto finanziato con una nuova tassa sui capital gain sopra i 50.000 euro annui.

Fratoianni e Bonelli (AVS) la difendono a spada tratta:

«In Italia gli stipendi sono fermi da 30 anni. Serve un meccanismo automatico per recuperarne il valore»
Fratoianni, luglio 2025

Sembra bello, no? Ma aspetta. C’è un problema, anzi… due.

💣 Il rischio nascosto: la spirale inflattiva

Problema numero uno: se aumenti automaticamente tutti gli stipendi in base ai prezzi,
le imprese aumentano i prezzi per compensare i costi.
E i prezzi fanno salire… i salari. Che poi fanno salire i prezzi.
E così via, in un perfetto loop infernale da manuale di economia.

Sì, è già successo. Negli anni ’70-’80, la scala mobile contribuì all’inflazione a doppia cifra.
Tanto che fu abolita nel 1992.
Non per sadismo, ma per necessità.

Problema numero due: l’aumento non è legato alla produttività. Quindi: premi anche chi produce meno.
Un rischio per l’equilibrio del sistema.

E allora che facciamo? Ci teniamo gli stipendi stagnanti? Oppure…

🚀 Una proposta alternativa (che ha più senso)

Immagina questo scenario:

  • Introduciamo un salario minimo nazionale (dinamico e ragionato, non fisso);
  • Tagliamo il cuneo fiscale su chi produce beni essenziali (es. alimentari, trasporti, energia);
  • Premiamo le aziende che pagano di più, assumono regolarmente e investono nel lavoro;
  • Aiutiamo direttamente i lavoratori a basso reddito, con bonus annuali mirati;
  • E il tutto, senza creare inflazione.

Questa è sicuramente un’idea migliore: un pacchetto completo, sostenibile e intelligente, che chiamiamo:

“Equità e Lavoro per lo Sviluppo Sostenibile”

Perché è meglio?

Meccanismo Proposta AVS (“Sblocca Stipendi”) Proposta Alternativa
Adeguamento stipendi Automatico con inflazione Incentivato ma legato a produttività
Effetto sui prezzi Potenzialmente inflattivo Neutro o calmierante
Settori beneficiari Tutti, indiscriminatamente Solo beni e servizi essenziali
Costo per lo Stato 2 miliardi/anno Simile, ma più selettivo
Giustizia sociale Sì, ma rischiosa Sì, con sostenibilità

Chi lo sostiene? Molti economisti moderni, come Mario Seminerio su Phastidio.net, evidenziano che l’inflazione attuale va affrontata “con strumenti mirati, non automatici e indistinti”.

📚 Fonti e Approfondimenti

💬 Conclusione: più soldi in tasca, ma con la testa

Aumentare gli stipendi è giusto. Anzi, urgente.
Ma serve una riforma strutturale, non una scorciatoia.

La nostra proposta alternativa è più intelligente, più stabile, più efficace.
E soprattutto: non alimenta il mostro dell’inflazione.

Tu cosa ne pensi?
Scrivilo nei commenti, condividi l’articolo e… magari, facciamolo arrivare in Parlamento. 😉

Giovedì, Luglio 31, 2025

Il gesto che conta: perché vivere senza scopo può renderci più umani

Che senso ha fare qualcosa che non serve a niente? Perché mai un’azione dovrebbe avere valore, se non porta a un risultato concreto?

Se non vediamo nessun risultato, nella nostra vita, siamo dei falliti?

In un mondo dominato da algoritmi, intelligenze artificiali e obiettivi da raggiungere, l’idea di agire senza scopo sembra pura follia. O forse no.

In questo articolo esploreremo un paradosso: e se il segreto di una vita piena non fosse nell’obiettivo, ma nel gesto stesso? Se la libertà, la moralità, e persino la gioia non nascessero dal raggiungere qualcosa, ma dal vivere con pienezza ogni azione?

Alla fine del viaggio — se avrai la pazienza di seguirlo fino in fondo — potresti scoprire che la vita non è una scalata verso la vetta, ma una danza da vivere passo dopo passo.

Agire per uno scopo: la logica della macchina

Nel cuore del nostro tempo risuona una convinzione sottile ma potentissima: ogni azione ha senso solo se porta a un risultato. Le intelligenze artificiali, i software, gli algoritmi funzionano così: fanno ciò che serve per ottenere ciò che è stato programmato. Nessuna deviazione, nessuna libertà. Solo calcolo.

Sempre più spesso anche l’essere umano viene valutato con lo stesso metro: sei produttivo? sei utile? sei efficace?

Ma questa logica strumentale, se applicata alla vita, la svuota. Perché l’essere umano non è un mezzo. È un gesto libero, capace di scegliere anche ciò che non serve. E proprio lì, paradossalmente, può nascondersi la vera libertà.

Il valore del gesto: l’etica dell’inutile

Che senso ha creare arte, anche se nessuno la vedrà? Perché lottare per la verità, anche se non sarà mai ascoltata? Perché essere giusti, anche se il mondo premia i furbi?

Ci sono azioni che valgono non per il risultato, ma per quello che sono. Il gesto etico, giusto, autentico, è un fine in sé.

Nasce così una prospettiva nuova: una sorta di spiritualità del presente, che santifica l’istante. Vivere significa trovare senso nell’azione stessa, non in ciò che essa produce.

Speranza: l’attesa che divide

Come si colloca in tutto questo il concetto di speranza? Sperare è umano. Sperare in un domani migliore, nella pace, nella salute. Ma la speranza è sempre legata a un fine: qualcosa che non c’è ancora, e che forse non arriverà mai.

La speranza è attesa, e l’attesa ci sposta altrove: lontano dal presente, lontano dal gesto. Fuori da ciò che siamo mentre agiamo.

Fede: agire nel buio con fiducia

La fede religiosa si affida a un fine invisibile. Anche se non si vede, si vive come se quel fine ci fosse. In questo senso, la fede e l’etica del gesto hanno qualcosa in comune: agire bene, anche senza prove, anche senza risultati immediati.

Ma mentre la fede tradizionale punta a una salvezza ultraterrena, è anche possibile, per chi non crede, una forma di fede atea: agire bene non per Dio, ma perché vivere in verità è già pienezza. Una fiducia etica, che afferma il valore della vita anche senza garanzie.
Fede religiosa e fede atea si incontrano quindi su un punto importante: agire non per un risultato immediato, ma perchè si sa che quell’agire è il bene è in se stesso, che quell’agire è la vita che dobbiamo vivere e di cui dobbiamo godere. Quindi atei e credenti possono e devono andare daccordo.

I filosofi che hanno visto chiaro: Camus, Nietzsche, Spinoza

Questa visione è stata esplorata da grandi pensatori:

  • Albert Camus, nel Mito di Sisifo, descrive un uomo che spinge un masso sapendo che cadrà di nuovo. Ma nel farlo, è libero. L’assurdo si attraversa.
  • Friedrich Nietzsche invita con il suo Amor fati ad amare ciò che accade, perché nella piena accettazione della vita si trova la gioia.
  • Baruch Spinoza insegna che la beatitudine nasce dalla coerenza con la propria natura: non viene da fuori.

Santificare la vita senza scopo

Cosa significa vivere bene?

Significa agire non per ottenere, ma per essere. Vivere in modo etico, anche senza premio. Vivere con bellezza, anche senza spettatori. Vivere con libertà, anche se nessuno applaude.

Scoprire che è proprio nel gesto gratuito, nel gesto puro, che si nasconde la vera gioia di vivere.

In questo senso, la vita stessa è sacra. Non tanto perché donata da Dio, ma perché fragile, irripetibile, libera.

vivere è danzare, non scalare

Alla fine del percorso, possiamo abbandonare l’idea che il valore della vita dipenda dal risultato.

Vivere non è scalare una montagna, ma danzare ogni passo con consapevolezza.

Là dove la macchina obbedisce e l’uomo spera, l’essere umano libero sceglie di agire, perché l’agire stesso è vita.

Il gesto è più importante del fine.

E in quel gesto, compiuto senza scopo ma con valore, si trova la gioia più umana che ci sia.